Utili in calo? Ce lo spiega di Tommaso

Siamo in un periodo, oggi, in cui la situazione economica del nostro paese (ma non solo) si trova in una fase di contrazione. Secondo la McKinsey, infatti, è finito il tempo in cui le aziende crescevano a dismisura, in cui era possibile e semplice diventare sempre più grandi e fare sempre più soldi. In un rapporto pubblicato ad inizio anno, l’azienda americana ha detto che si tratta di una situazione che colpirà tutto l’Occidente del nostro mondo.

A parlarne, in un’intervista rilasciata presso Radio 24, è proprio Stefano Di Tommaso di La Compagnia Finanziaria, banchiere d’affari economista a tutto tondo ed esperto in fusioni ed acquisizioni aziendali (leggi il profilo LinkedIn del Di Tommaso), insieme al professor Carlo Bagnoli, uno dei massimi esperti di innovazione d’impresa.

E’ proprio la capacità di innovazione la soluzione fondamentale per poter far fronte al calo degli utili.

Che cosa dice la McKinsey? In sostanza, l’azienda afferma che fino al 2013 erano aumentati i profitti delle aziende grazie ad un concorso di situazioni che ha permesso alle imprese di guadagnare in maniera unica nella storia (tra cui l’automazione, la digitalizzazione e la privatizzazione). A questo si aggiunge il fatto che la tassazione delle imprese del mondo occidentale si sia dimezzata. Nel 2013, le aziende del mondo occidentale hanno avuto 7,3 trilioni (il 9,8% del PIL mondiale) di utili, tre volte tanto il 1980. Cosa accadrà da questi anni in poi? Quali saranno le difficoltà oggettive? Per prima cosa lo sviluppo delle multinazionali cinesi che, lavorando con prezzi più bassi porteranno ad un calo generalizzato dei prezzi, poi la diffusione di internet che, creando una sorta di concorrenza perfetta, potrebbe portare ad un calo degli utili.

Secondo Di Tommaso la situazione potrebbe essere utile per l’Italia perché il nostro paese, in maniera particolare il nord, ha diversi rapporti di scambi con l’estero. Benché l’Italia sia rimasta molto indietro, secondo Di Tommaso, a livello di globalizzazione, la nuova era potrebbe permettere un rilancio.

Lo stesso Di Tommaso parla anche di un cambiamento del volto del consumatore medio, che sembra sempre più simile a quello dei paesi emergenti: spendono bene, preferiscono i prodotti etici e quelli a km zero, su cui l’Italia è davvero forte.

Per questi motivi, secondo l’economista italiano, se le nostre aziende saranno capaci di cavalcare l’onda, il futuro italiano potrà essere davvero roseo e potremo puntare a qualche cosa di molto grande, finalmente.