Tod’s: Ancora una bandiera del made in Italy?

Tod’s è un’azienda specializzata nella produzione di calzature e accessori di lusso, è stata fondata da Filippo Dalla Valle e Dorino Dalla Valle e quotata in borsa.

Ai primi di maggio, il consiglio di amministrazione ha approvato i dati di vendita riguardo al primo trimestre di quest’anno rilevando le vendite a 238,5 milioni. Rispetto al primo trimestre del 2016 c’è stato un calo del 4,4%, però se si utilizzano i cambi dell’anno scorso, ha fatto notare Diego Dalla Valle, le vendite sarebbero 237,1 milioni di euro e cioè -5% rispetto all’anno scorso. Lo stesso Diego dalla Valle, presidente e amministratore esecutivo, spiega che i ricavi ammontano a 123 milioni di euro ossia c’è un calo del 6,7% rispetto al 2016.

Questo calo si è registrato nei negozi a gestione del gruppo Tod’s (-0,2%), in quelli a franchising (-9%) e in tutti i negozi presenti nel mondo. In Cina la crescita è stata contenuta a un +3,6%, con un crollo del 15% degli Usa e in tutti i marchi di spicco a partire da Tod’s (-6,7%). Solo il marchio Roger Vivier ha ottenuto 41,3 milioni di ricavi in crescita del 15% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Molto meglio il comparto dell’online, con i negozi di vendita scarpe Tod’s online ed altri accessori che hanno registrato delle interessanti crescite, spinti anche dalla maggior predisposizione degli italiani a comprare su internet.

L’amministratore delegato ricorda che l’azienda sta guardando alla qualità dei prodotti, alla passione, all’artigianalità e l’italian lifestyle. Il gruppo Tod’s si sta preparando a produrre nuove collezioni nell’arco di quest’anno e sta sperimentando nuovi negozi che permetteranno alle persone di fare nuove esperienze di acquisto.

Tod’s è ancora una bandiera italiana?

Benché il marchio sia più internazionale che mai, nel senso che è aperto a tanti mercati in tutto il globo, Tod’s rimane una vera e propria bandiera italiana, dato che tutto ciò che viene realizzato, è fatto tenendo a mente, come detto, la qualità delle produzioni “italiche”.

Cosa cambierà in Pirelli dopo la IPO 2017

Pirelli si prepara al gran rientro in Borsa: i rifinanziamenti del debito permettono al gruppo della Bicocca un ritorno anticipato, che avrebbe dovuto vedere l’IPO nel 2018. E invece tutto è già pronto per l’ultimo trimestre del 2017.

Intesa San Paolo, JP Morgan e Morgan Stanley hanno concesso infatti un finanziamento da 1,25 miliardi di euro alla Marco Polo, realtà che controlla Pirelli: in sintesi, ciò significa un aumento di capitale per Pirelli, ossia 1,2 miliardi che verranno impiegati per rimborsare l’attuale debito.

La situazione bancaria di Pirelli verrà rifinanziata per complessivi 4,2 miliardi di euro, con condizioni migliorative rispetto a quelle sussistenti fino a questo momento. Il debito avrà quindi vita più lunga e ne verranno ridotti i costi.

L’IPO Pirelli è prevista a Piazza Affari, cioè al mercato azionario di Milano, lancio che presupporrà cambiamenti aziendali preliminari e in itinere.

Anzitutto la quotazione di CNRC: il gruppo cinese si è reso disponibile ad abbassare la propria quotazione al di sotto del 50%, a fronte del 65% attuale. Anche Rosneft e Camfin ridimensioneranno la loro partecipazione per garantire il miglior successo dell’IPO Pirelli.

Pirelli si presenterà sul mercato, per la prima volta, come pure Consumer tyre company, dal momento che il ritorno in Borsa è stato proprio consentito dalla crescita esponenziale in questo segmento, congiuntamente al divorzio con l’ormai ex sezione Industrial.

Marco Tronchetti Provera, CEO di Pirelli, ha comunicato che il filing per la quotazione sarà presentato entro fine agosto, in modo da rispettare i tempi previsti per l’IPO, che dovrebbero verosimilmente concentrarsi nel mese di ottobre. Gli introiti provenienti dall’IPO saranno impiegati per rimborsare il finanziamento da 1,25 miliardi fatto a Marco Polo.

A seguito dell’IPO, che si preannuncia un successo, Pirelli, già una delle migliori imprese etiche del nostro paese, continuerà ad intensificare i segmenti Prestige e Premium, ossia le produzioni più innovative dell’area top di gamma; questi settori hanno registrato già dal primo trimestre del 2017 un aumento dei volumi di utili grazie alla crescita della componente price/mix, incremento che permetterà a Pirelli di focalizzarsi ancora di più sul settore del lusso e delle nuove tecnologie.

Tipografico: settore in dismissione?

La tipografia è uno di quei settori che, nel corso degli anni, si è reinventato più volte. Oggi, nel 2017, in che maniera questa industria ha cambiato pelle e cosa potremo attenderci nel corso dei prossimi mesi / anni?

Le tendenze grafiche per il prossimo anno vedono il ritorno delle illustrazioni all’interno del packaging, un modo straordinario di comunicare, divertente ed immediato al tempo stesso, il cui obiettivo è quello di fidelizzare il cliente in maniera simpatica ed efficace. Anche grazie alla rete, gli illustratori pubblicitari sono diventati delle vere e proprie star e i propri lavori sono sempre più richiesti. Contine reading

Utili in calo? Ce lo spiega di Tommaso

Siamo in un periodo, oggi, in cui la situazione economica del nostro paese (ma non solo) si trova in una fase di contrazione. Secondo la McKinsey, infatti, è finito il tempo in cui le aziende crescevano a dismisura, in cui era possibile e semplice diventare sempre più grandi e fare sempre più soldi. In un rapporto pubblicato ad inizio anno, l’azienda americana ha detto che si tratta di una situazione che colpirà tutto l’Occidente del nostro mondo. Contine reading

Il Triveneto: ancora un’area calda?

L’area italiana del Triveneto identifica storicamente quella zona che era formata dai territori della Venezia Giulia ad est, della Venezia Euganea al centro e dalla Venezia Tridentina ad ovest. Oggi con questo termine ci si riferisce alle regioni del Veneto, del Trentino Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia italiano (dunque ad esclusione dei territori che sono di Croazia e Slovenia). Contine reading

Interior designers italiani celebri nel mondo

designQuando si parla di design, l’Italia e i designer italiani non sono davvero secondi a nessuno. Sia sugli esterni che sugli interni, i professionisti “nostrani” sono il top e sono davvero molto apprezzati. Da Renzo Piano, autore tra le altre cose dello “Shard” di Londra, fino a Flavio Albanese, architetto e designer, i nomi potrebbero essere davvero tanti. Contine reading

Le società alimentari italiane

Quando si parla di cibo l’Italia è hai primi posti nel mondo. La nostra cucina è apprezzata in ogni angolo del globo e sono tantissimi i ristoranti italiani sparsi nelle più grandi città del mondo, e non solo. Indubbiamente è merito delle nostre ricette, preparate spesso ancora secondo la tradizione di decenni fa, ma la differenza la fanno la bontà dei prodotti che si utilizzano e i nomi, famosi, delle aziende della nostra alimentazione. Contine reading

Italiani: ancora leader dell’arredamento ?

Quando si parla di arredamento, l’Italia non è seconda davvero a nessun altro paese al mondo. Le nostre case sono sempre molto curate e viene prestata la massima attenzione anche al minimo dettaglio. Questo ci ha sempre dato la certezza di saper arredare con gusto e con attenzione le nostre dimore, tanto che spesso siamo stati copiati all’estero (tentativo non sempre riuscito).

L’attenzione che al di fuori dei nostri confini nazionali si rivela verso i nostri arredi è sempre elevata, come dimostrato ad esempio da Italian Furniture Center, azienda con sede nel Regno Unito specializzata nella vendita di arredi italiani, dalle camere da letto fino alle cucine, dai soggiorni fino agli accessori che possono rendere una casa più particolare.

Sempre nel Regno Unito si trova Italian Furniture Direct, altra azienda specializzata in arredi “nostrani”: poltrone, letti, tavoli e tutto il necessario per arredare, dalla “A” alla “Z”, la propria casa.

Il gusto italiano è particolarmente apprezzato all’estero anche quando si parla di soluzioni etniche come quelle proposte da Etnicart. Dai tavolini ai mobili, dalle vetrine ai letti e alle librerie, qui è possibile trovare tutto quello di cui si ha bisogno per arredare la propria casa in maniera rustica ed etnica (India e Cina sono solo due delle tipologie di arredi proposti da questa azienda) sempre secondo il più tipico “gusto italico”. Contine reading

I Cinesi si comprano Pirelli

pirelliUna delle ultime novità che hanno sconvolto il mondo industriale è stata la vendita di Pirelli ai cinesi di Chem-China, colosso cinese del settore chimico. Prevista un’Opa da 15 euro ad azione, per un totale di 7 miliardi di euro (nel frattempo Pirelli vola in borsa e arriva a 15,46 euro). Se l’adesione alla stessa sarà completa, i cinesi avranno il 65% di Pirelli, affiancati per il 22,6% dagli italiani e per il 12,4% dai russi di Rosneft.

Il Sole 24 Ore ci svelta perché la scelta è caduta proprio su Pirelli. Ricavi in rialzo del 50% dal 2009 (grazie soprattutto all’aumento della domanda sui mercati emergenti), redditività industriale raddoppiata, 1,1 miliardi di utili netti, un capitale doppio rispetto ai debiti e azioni dal valore triplicato.

La decisione è stata ovviamente presa da Marco Tronchetti Provera e certamente il governo italiano non ha aiutato Pirelli a rimanere italiana. Nel nostro paese manca purtroppo una seria politica industriale in grado di assicurare vera competitività internazionale alle imprese. Tronchetti Provera ha mostrato ancora una volta una seria capacità di visione nell’accettare l’offerta cinese. Come ha rivelato Carlo Alberto Carnevale Maffè, economista della Bocconi, “Tronchetti Provera ha cercato capitali in Italia per 10 anni, ma non è riuscito a trovarli. Egli doveva scegliere un vero partner industriale, altrimenti Pirelli sarebbe finita preda di un concorrente che l’avrebbe assorbita”, mettendo così fine ad una storia che dura dal 1872.

Pirelli diventa cinese, dunque, ma una norma mantiene sede, operatività e ricerca in Italia, cosa che segna indubbiamente un punto a favore del nostro paese.